LA PESTE EMOZIONALE

Wilhem Reich [1]
arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 9 dicembre 2014
OÙ NOUS SOMMES EN HIVER
12
pagina
II termine di «.peste emozionale.» non ha un significato diffamatorio. Non riguarda la malvagità conscia, la degenerazione morale o biologica, l'immoralità e così via.
Un organismo a cui e stata tolta la possibilità sin dalla nascita della locomozione naturale, sviluppa forme artificiali di locomozione. Un simile organismo zoppica oppure si serve di grucce.
Allo stesso modo un individuo si muove nella vita servendosi dei mezzi della peste emozionale, se sin dalla nascita sono state soppresse le naturali manifestazioni vitali dell'autoregolazione. L'appestato emozionale zoppica caratterialmente.
La peste emozionale è una biopatia cronica dell'organismo.
Essa fece la sua comparsa nella società umana insieme alla prima repressione a livello di massa della vita amorosa genitale; essa divenne un'endemia che flagella la popolazione della terra da migliaia di anni. Non vi sono motivi per cui si possa presumere che la peste emozionale venga trasmessa ereditariamente dalla madre al figlio. Essa viene piuttosto inculcata nel bambino nei primi giorni di vita.
E’ una malattia endemica, come la schizofrenia o il cancro, con la differenza che essa si manifesta essenzialmente nella convivenza sociale. La schizofrenia e il cancro sono biopatie che possiamo considerare il risultato dell’infuriare della peste emozionale nella vita sociale.
Gli effetti della peste emozionale sono riscontrabili sia nell'organismo che nella vita sociale. La peste passa periodicamente dallo stato endemico a quello epidemico, allo stesso modo di qualsiasi altra pestilenza, come per esempio la peste bubbonica o il colera.
Le esplosioni epidemiche della pestilenza emozionale si manifestano in gigantesche esplosioni di sadismo e di criminalità, in piccolo e grande stile. L'inquisizione cattolica del Medioevo rappresentò una simile esplosione epidemica, il fascismo internazionale del XX secolo un'altra.

Se non considerassimo la peste emozionale come una malattia nel senso stretto della parola, rischieremmo di mobilitare contro di essa il randello della polizia anziché la medicina e l'educazione. E’ tipico della peste il fatto che essa renda necessario il randello e che in questo modo riproduca se stessa. Nonostante la minaccia della vita che essa rappresenta, non verrà mai domata dal randello della polizia.

Nessuno si sente offeso quando gli si dice che è malato di cuore o che è nervoso. Nessuno può sentirsi offeso quando si dice di lui che soffre di un «attacco acuto di peste ». E’ diventato abituale fra i sessuo-economisti che essi dicano di se stessi: «.Oggi non riesco a combinare nulla perché sono appestato.»
Nel nostro ambiente, gli attacchi di peste emozionale, se sono di natura lieve, vengono superati nel senso che l'individuo colpito si isola e attende che l'attacco di irrazionalismo scompaia.
Nei casi più gravi, in cui non servono ragionamenti razionali e consigli amichevoli, si supera il problema vegetoterapeuticamente. Ci si convince che simili attacchi acuti di peste vengono regolarmente prodotti da un disturbo della vita amorosa, e che scompaiono quando si elimina il disturbo.
L'attacco acuto di peste è un fenomeno tanto familiare a me e ai miei collaboratori più vicini che lo accettiamo con calma e lo risolviamo obiettivamente.
Un aspetto importantissimo è che i vegetoterapeuti imparino durante il loro tirocinio a rendersi conto essi stessi degli attacchi acuti di peste, a non smarrirsi in essi, a non permettere che questi attacchi danneggino l'ambiente sodale in cui vivono e ad aspettare, distanziandosi intellettualmente, che passino. In questo modo si riescono a limitare al minimo gli effetti dannosi quando ci si trova a collaborate con altri.
Naturalmente a volte capita che un simile attacco di peste non venga superato, e che l'individuo colpito sia la causa di danni più o meno gravi o che addirittura si debba ritirare dal lavoro che svolgeva. Noi accettiamo questi incidenti così come si accetta una grave malattia fisica o il decesso di un caro collega di lavoro.

La peste emozionale è più vicina alla nevrosi del carattere, che a una malattia cardiaca organica, ma alla lunga può generare il cancro o malattie cardiache.
Essa viene alimentata, come la nevrosi del carattere, da pulsioni secondarie. Essa si distingue dai difetti fisici per il fatto che è una funzione del carattere e che come tale viene violentemente difesa. L'attacco di peste non viene percepito, come accade nell'isteria, come un attacco patologico e estraneo all'Io.
Se consideriamo che già il comportamento nevrotico-caratteriale è normalmente brillantemente razionalizzato, la stessa cosa vale in misura molto maggiore per la reazione della peste emozionale: la mancanza della sua conoscenza è molto maggiore.
Ci si chiederà in base a che cosa riconosciamo la reazione pestilenziale e in base a che cosa la distinguiamo da una reazione razionale? La risposta è la stessa che vale per distinguere una reazione caratteriale nevrotica da una reazione razionale: non appena si sfiorano le radici o i motivi della reazione pestilenziale, si manifesta immancabilmente angoscia o ira.
Discutiamo il fenomeno più dettagliatamente:

Un individuo essenzialmente non appestato e orgasticamente potente non sviluppa angoscia, ma vivo interesse quando per esempio un medico illustra la dinamica dei processi vitali naturali. L'appestato emozionale invece diventa irrequieto o si adira quando sente parlare dei meccanismi della peste emozionale. Non tutte le impotenze orgastiche conducono alla peste emozionale, ma ogni appestato emozionale è orgasticamente impotente in modo permanente oppure lo diventa poco prima dell'attacco. In questo modo possiamo facilmente distinguere la reazione pestilenziale dalle reazioni razionali.

Inoltre: un comportamento naturalmente sano non può essere disturbato o annientato da nessun intervento veramente terapeutico. Non esiste per esempio nessun mezzo di tipo razionale per «.guarire.», cioè disturbare, un felice rapporto amoroso. Ma si può eliminare un sintomo nevrotico; si riconosce inoltre una reazione pestilenziale per il fatto che essa è accessibile a una autentica terapia analitico-caratteriale e può quindi essere eliminata. Si può dunque guarire l'avidità di denaro, che è un tratto caratteriale tipico della peste emozionale, ma non si può guarire la generosità pecuniaria. Si può guarire l'astuzia subdola, ma non si può guarire la franchezza caratteriale.
La reazione della peste emozionale è paragonabile, sul piano clinico, alla impotenza, difetto che si può eliminare, quindi guarire. Invece la potenza genitale è « inguaribile ».

Un tratto essenziale della reazione della peste emozionale sta nel fatto che l'azione e la motivazione dell'azione non coincidono mai. Il vero motivo è nascosto, e l'azione viene giustificata con un motivo apparente. Nella reazione caratteriale naturalmente sana il motivo, l'azione e la meta coincidono organicamente; non vi è nulla di dissimulato. Essa è immediatamente comprensibile.
Per esempio: l'individuo sano non ha altre motivazioni dei suoi atti sessuali se non il suo naturale bisogno di amore e come meta il suo soddisfacimento. L'appestato emozionale ascetico invece motiva la sua debolezza sessuale in modo secondario adducendo ragioni etiche.
Questa motivazione non ha nulla a che fare con il modo di vivere.
II modo di vivere dell'asceta che nega la vita esiste prima della sua motivazione. L'individuo sano non cercherà mai di imporre a nessuno il suo modo di vivere; ma egli guarirà e aiuterà se gli si chiederà aiuto e se sarà in grado di darlo.
In nessun caso un individuo sano decreterà che tutti gli uomini «
.devono essere sani.». In primo luogo una simile imposizione non sarebbe razionale perché non si può imporre la salute; in secondo luogo l'individuo sano non ha alcun motivo di imporre il suo modo di vivere agli altri poiché le sue ragioni riguardano il suo modo di vivere e non quello degli estranei.
L'appestato emozionale si differenzia dall'individuo sano per il fatto che pretende che la realizzazione delle sue esigenze di vita non sia compiuta da lui stesso, ma soprattutto dal mondo che lo circonda.
Nei casi in cui l'individuo sano consiglia e aiuta, nei casi in cui egli precede gli altri con le proprie esperienze lasciando agli altri la facoltà di decidere se lo vogliono prendere come esempio o meno, l'appestato invece impone agli altri il suo modo di vivere ricorrendo alla violenza.
Gli appestati non sopportano i pareri altrui che minacciano le loro armature o che smascherano i loro motivi irrazionali. L'individuo sano è solo felice quando sente parlare dei motivi delle sue azioni. L'appestato invece s'infuria violentemente.
L'individuo sano, in tutti quei casi in cui altre concezioni di vita disturbano la vita e il lavoro, lotta razionalmente per la conservazione del suo modo di vivere. L'appestato lotta contro gli altri modi di vivere anche quando non lo riguardano affatto. Il motivo della sua lotta è la provocazione rappresentata dagli altri modi di vivere, per il semplice fatto che esistono.
>
L'energia che alimenta le reazioni della peste emozionale scaturisce regolarmente dalla fame di piacere non soddisfatto, sia che si tratti di fatti sadici di guerra o della diffamazione degli amici. L'energia sessuale ingorgata è ciò che l'appestato ha in comune con tutte le altre biopatie.
Parleremo subito delle differenze. Il carattere biopatico fondamentale della peste emozionale si manifesta nel fatto che essa, come ogni altra biopatia, può essere guarita con l'instaurazione della naturale capacità di amare.

La tendenza alla peste emozionale è molto diffusa.
Non vi sono individui non appestati da una parte e individui appestati dall'altra. Come ogni individuo ha, da qualche parte in profondità, la propria tendenza al cancro, alla schizofrenia e all'alcolismo, così ogni individuo, anche il più sano e il più vitale, porta in se la tendenza alle reazioni pestilenziali irrazionali.

E’ più facile isolare la peste emozionale dalla struttura caratteriale genitale che da quella delle semplici nevrosi del carattere.
La peste emozionale è effettivamente una nevrosi del carattere o una biopatia del carattere nel senso stretto della parola, ma è anche qualche cosa di più; e questo qualche cosa di più la distingue dalla biopatia e dalla nevrosi del carattere.
Possiamo definire peste emozionale quel comportamento umano che, in base a una struttura caratteriale biopatica, si manifesta nei rapporti interumani, quindi sociali, e nelle corrispondenti istituzioni, in modo organizzato o tipico.
Il campo d'azione della peste emozionale è tanto vasto quanto quello della biopatia del carattere. Vale a dire, ovunque esistono biopatie del carattere, esiste anche almeno la possibilità di un effetto cronico o di una esplosione epidemica acuta di peste emozionale.

Descriviamo rapidamente alcuni campi tipici in cui la peste infuria in modo cronico oppure si manifesta con eruzioni acute.
Vediamo subito che la peste infuria proprio nei campi vitali più importanti: il misticismo nella sua forma distruttiva; la mania passiva e attiva di autorità; il moralismo; le biopatie del sistema del nervo vitale; il politicantismo partitico; la peste familiare che ho definito con il termine di «familitis»; le misure educative sadiche, la sopportazione masochista di simili misure educative oppure la ribellione criminale contro di esse; il pettegolezzo e la diffamazione; il burocratismo autoritario; l'ideologia imperialistica della guerra; tutto ciò che si intende col termine americano di
«racket»; l'asocialità criminale; la pornografia; l'usura; l'odio razziale. 

Vediamo che il campo della peste emozionale coincide pressappoco con il vasto campo dei mali sociali che sono stati combattuti da tutti i movimenti per la libertà sociale.
Con una leggera imprecisione si potrebbe mettere allo stesso livello la peste emozionale e la «
.reazione politica.» e forse addirittura il principio della politica in genere.
Per fare questo in modo corretto bisogna applicare il principio fondamentale di tutte le politiche, e cioè la sete di potere e gli imbrogli, a tutti i diversi campi vitali dove non si parla di politica nel senso comune della parola. Per esempio, una madre che si serve dei metodi della politica per estraniare suo figlio dal marito, rientrerebbe in questo concetto ampliato della peste emozionale politica; lo stesso dicasi di uno scienziato ambizioso che avanza socialmente nella sua carriera non per le sue conquiste obiettive, ma ricorrendo agli intrighi, per occupare un posto sociale che non corrisponde in alcun modo alle sue realizzazioni.
 

Abbiamo già riconosciuto in precedenza che il nocciolo biofisiologico comune a tutte le forme di peste emozionale è l’ingorgo sessuale biologico.
L'esperienza ci insegna che un carattere genitale è incapace di servirsi dei mezzi della peste emozionale. Proprio il fatto che la vita sociale sia dominata in misura così ampia dalle istituzioni della peste emozionale, costituisce un enorme svantaggio.
Esiste anche un secondo denominatore comune di tutte le forme di peste emozionale: la perdita della capacità di raggiungere il soddisfacimento sessuale naturale porta regolarmente allo sviluppo di impulsi secondari, in modo particolare di impulsi sadici.
Questo è un dato di fatto clinicamente accertato. Non ci sorprende dunque il fatto che l'energia biopsichica che alimenta le reazioni pestilenziali psichiche, sia regolarmente del tipo che caratterizza le pulsioni secondarie. Nei casi pienamente sviluppati non manca mai il sadismo specificamente umano.
 

Ora si comprende facilmente perché l'onestà e la dirittura sono qualità caratteriali umane tanto rare; anzi quando queste due qualità tanto elogiate a volte riescono a prevalere, suscitano regolarmente stupore e ammirazione.
Dal punto di vista degli ideali «
.culturali.» ci si dovrebbe attendere che l’onestà e la dirittura siano atteggiamenti ovvi e comunissimi. Il fatto che non lo siano, che suscitino stupore, che si considerino gli individui onesti e franchi come se avessero qualche spleen; inoltre il fatto che l'essere onesti e franchi tanto spesso comporti un pericolo di vita sociale non può essere compreso in alcun modo in base alla ideologia culturale vigente, ma solo comprendendo la peste emozionale organizzata.
Solo in questo modo si può anche comprendere perché le molle di tutte le tendenze libertarie come l’obiettività e l’onestà durante secoli di dure lotte abbiano continuato a soccombere. Quindi non c'è da pensare che un movimento qualunque che lotti per la libertà abbia la possibilità di raggiungere i propri obiettivi se non affronta rigorosamente e nettamente la peste emozionale organizzata con l'onestà.
 

II fatto che la peste emozionale non fosse stata riconosciuta costituiva la sua protezione più sicura.
Perciò è lecito supporre che l'approfondito studio della sua natura e della sua dinamica faranno crollare questa protezione; questo viene considerato dai fautori della peste emozionale una minaccia letale alla loro esistenza.
Questo si manifesterà immancabilmente nelle reazioni dei portatori e dei diffusori della peste alle seguenti enunciazioni obiettive.
Dovremo e potremo distinguere, in base alle reazioni che non mancheranno di verificarsi, coloro che vogliono aiutare a combattere la peste emozionale e coloro che vogliono mantenere le sue istituzioni. Infatti, è stato ripetutamente dimostrato che la natura irrazionale della peste emozionale svela regolarmente le sue intenzioni quando la si esamina a fondo.
Questo è comprensibile perché la peste emozionale è solo in grado di reagire in modo irrazionale. Essa è condannata a perire quando si trova di fronte al modo di pensare razionale netto e chiaro e al naturale senso della vita.
Non è affatto necessario attaccarla o combatterla direttamente. Essa si infuria automaticamente quando si descrivono obiettivamente e onestamente le funzioni naturali del vivente.
Non vi è nulla che essa odi di più.

Segue in alto in seconda colonna
pagina
[1] - Da "Analisi del carattere", ed. italiana SugarCo, Milano 1978, pp. 308-315.